Il dono della parola
In questi anni di lavoro come insegnante di italiano L2 e di inglese LS con adulti e giovani adulti, uno degli aspetti che mi sono saltati all’occhio, anzi all’orecchio, e che talvolta ho anche vissuto di persona, è la difficoltà a convincere i nostri studenti a parlare.
L’abilità che sembra essere la più desiderabile quando si studia una lingua è in realtà fra le più difficili da realizzare.
Spesso all’origine c’è un blocco dello studente. Persone altamente competenti in tutto ciò che è lingua e metalingua, nel momento in cui si trovano a dover dire “Ciao, mi chiamo…” esitano, molto. In alcuni casi (per fortuna rari) sono venuta a conoscenza anche di persone che hanno rifiutato totalmente di svolgere task che implicassero produzioni orali anche minime, e un paio di volte ho visto persone che sembravano lì lì per scoppiare a piangere.
Insomma, la questione è seria. E se da un lato è necessario tenere conto del fattore vergogna, molto citato da tanti colleghi in queste occasioni, cioè il senso di vergogna che alcuni provano quando esprimono un concetto molto bello ma magari sbagliano una preposizione e quindi vivono quel piccolo errore come un fallimento comunicativo, dall’altro non possiamo dimenticare che la realtà è ben più complessa, e che questo blocco può nascere da tantissimi fattori. Tra questi, mi vengono in mente:
- Modalità di lavoro del cervello di ogni persona, o, secondo la scienza, emisfero prevalente. Chi fa più fatica a esporsi è spesso chi ha un cervello analitico (in modo poco scientifico ma efficace mi viene da dire “matematico”), che ha bisogno di sapere che ogni cosa è al suo posto, che i conti tornano, prima di aprire bocca. Se da un lato per un parlante così questa impostazione offre l’indubbio vantaggio di un’altissima precisione nelle produzioni orali, dall’altro ne riduce drasticamente la quantità, e questo va da sé che non sia necessariamente un vantaggio.
- Timore di “perdere la faccia”: per studenti adulti abituati nella vita e sul lavoro a parlare e confrontarsi su una varietà di argomenti, articolando le proprie opinioni o descrivendo una situazione nel dettaglio, il timore di dover dire qualcosa riducendo drasticamente la quantità di vocabolario e di strutture utilizzate si traduce spesso nella scelta di tacere.
- Idea personale di cosa significhi “imparare una lingua”. Molto spesso questa idea è veicolata dagli studi linguistici precedenti, e quindi è in totale onestà che una persona afferma che “prima di parlare devo conoscere perfettamente tutta la grammatica”, è qualcosa in cui crede, perché quello gli è stato insegnato a scuola.
- Poco interesse per gli argomenti. Qui si potrebbe aprire un intero capitolo, perché quanto sia importante scegliere gli strumenti che meglio rispondono alle esigenze dei nostri studenti è un po’ la ragione dell’esistenza di questo blog. È un tema su cui non si finisce mai di confrontarsi.
Pur avendo, come dicevo poco fa, conoscenze e altre competenze altissime, questi ostacoli, riconducibili perlopiù ad aspetti motivazionali o personali, risultano spesso difficili da superare.
Esiste una pubblicazione, però, che raccoglie tutti questi ostacoli e li trasforma in occasione: è il corso Nuovo Contatto (qui il dettaglio dell’opera //www.loescher.it/dettagliocatalogo/o_30860/nuovo-contatto).
Oltre ad essere un manuale con testi input ricchi e variegati, con approfondimenti lessicali pertinenti, con attività varie e con un giusto spazio dedicato allo sviluppo della competenza grammaticale, oltre ad avere moltissime attività comunicative e ludiche al suo interno, oltre a tutto questo, Nuovo Contatto, in tutti i suoi volumi, fa un passo in più: mette a suo agio lo studente. Lo fa in due momenti.
Da un lato troviamo in molte unità box dedicati a un aspetto importantissimo, il Confronto tra culture, uno spazio che ricorda allo studente che lui, in prima persona, è importante. Che il suo vissuto ci interessa e quindi gli chiediamo espressamente di raccontarcelo. Nella foto 1 in basso, ecco è un esempio di Confronto tra culture tratto dalla quarta unità di Nuovo Contatto B2.
Come si vede chiaramente, è dedicato ai Festival culturali italiani. Dopo una prima parte in cui si chiede allo studente di condividere e approfondire la sua conoscenza dei principali festival culturali italiani (attività arricchita dalla presenza di immagini, che l’insegnante può sempre usare come strumento evocativo per avviare la discussione), nella seconda si chiede di raccontare lo stesso fenomeno nel Paese di origine dello studente.
Nella mia esperienza, anche gli studenti più timidi raccontano e si raccontano molto volentieri quando si tocca un aspetto di ciò che di più vicino c’è al loro cuore, cioè la loro casa.
Ma proprio perché la casa, il Paese di origine, è così vicino al cuore, bisogna avvicinarsi con delicatezza. Non si può pensare di sollevare polveroni, o invadere la privacy: vi farebbe piacere un ospite che, appena gli aprite la porta di casa, inizia a curiosare in tutte le stanze senza essere stato invitato a farlo?
Nella foto 2 in basso, ecco un altro Confronto tra culture, il primo della serie, tratto dalla prima unità di Nuovo Contatto A1.
È delizioso. Anzitutto, lo troviamo a unità inoltrata, come a dire: prima di entrare in argomento ci accomodiamo, ci rilassiamo e sorseggiamo qualcosa insieme. E poi, non chiede di parlare. Eppure vi assicuro, è difficilissimo che gli studenti qui restino muti, perché proveranno a descrivere i loro gesti, oppure vorranno spiegarne il significato. E, se resteranno muti, ancor di più avranno avuto un primo incontro con questi box che rimanda loro un’idea di rispetto: rispetto del loro silenzio, rispetto dei loro tempi. Avete già sperimentato la loquacità di chi non si sente costretto a prodursi in una performance oratoria (impressione che i classici esercizi di produzione orale a volte danno loro malgrado) ma si percepisce libero di raccontare qualcosa di sé?
Il secondo momento in cui Nuovo Contatto offre uno spazio di familiarità agli studenti è il Dossier cultura. Se ne trova uno alla fine di ogni unità, e racconta aspetti più o meno noti della cultura italiana. Dai Dossier cultura emerge chiaramente come una lingua è parte di un territorio, parlata da persone, legata alla tradizione e insieme spinta verso l’innovazione. Offre strumenti di conoscenza di una cultura, quella italiana, che anche se molto popolare e generalmente vista con favore nel resto del mondo, non sempre viene approfondita da tutti. Tra le conferme e le soprese, tutto ciò che è offerto come strumento di confronto passa da una condivisione parlata.
È in questi due spazi che Nuovo Contatto realizza al meglio i suoi obiettivi, che sono chiari già dal titolo e mi sono stati confermati da Rosella Bozzone Costa, una delle autrici, quando gliel’ho chiesto: il titolo del volume nasce dall’intento di creare uno spazio di interazione e contatto con i nativi, oltre che dal desiderio di mettere in contatto due culture utilizzando la lingua italiana.
Insomma, se non lo conoscete già, date un’occhiata a Nuovo Contatto. Le occasioni per parlare, lì dentro, sono davvero un bel regalo.
Nadia Fiamenghi