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Materiale Didattico

La simulazione globale nella scuola primaria


Questa settimana torniamo sul tema della Simulazione Globale, tecnica didattica che permette un totale coinvolgimento dell'allievo, questa volta declinata per bambini di scuola primaria. Ce ne parla Serena Mutti, docente esperta proprio di SG, raccontandoci un percorso da lei realizzato con un gruppo di bambini con cui ha recentemente lavorato. Il tema del percorso presentato è "la scuola".

 

Sono una giovane insegnante della scuola primaria. Precedentemente insegnavo italiano a richiedenti asilo dove ho potuto applicare la metodologia della simulazione globale, argomento della mia tesi di laurea.

Durante la mia esperienza alla scuola primaria ho notato che i bambini stranieri arrivati in Italia da meno di un anno avevano innanzitutto bisogno di interagire   con i loro compagni piuttosto che svolgere esercizi ripetitivi e memorizzare una serie di parole senza averle prima contestualizzate in maniera pratica. Si è cercato di seguire la filosofia di Quintiliano, secondo cui lo studente deve essere percepito non più come “vaso da riempire”, ma piuttosto come “fiaccola da accendere”.

Considerata tale necessità e vista la grande efficacia della simulazione globale, ho organizzato un corso dedicato ai bambini stranieri iscritti alla scuola elementare con le citate caratteristiche.

Tale corso era volto ad accelerare i processi di integrazione dei bambini attraverso lo sviluppo della competenza comunicativa, in particolare delle abilità produttive di output libero, in maniera ludica e creativa, ricorrendo spesso ad attività di drammatizzazione. L’ accento è stato posto anzitutto sul processo produttivo di tipo spontaneo, utile sia per incrementare le competenze creative negli alunni, sia per aumentare il livello di motivazione.

La cornice di riferimento scelta è stata quella della scuola, ovvero abbiamo insieme immaginato, come affermato da Sandra Montali, luminare della simulazione globale, una “porzione di mondo in sé completa e coerente” al fine di stimolare gli interessi, i bisogni e la produzione di una lingua reale.

Durante la simulazione si è valutato come il protagonismo degli studenti e l’unitarietà della cornice abbiano consentito un’immersione totalizzante che ha generato la voglia di apprendere.

 

Le attività hanno coinvolto un gruppo di 7 bambini per la durata di 11 ore e sono state le seguenti:

Prima attività
- elaborare un alterego (quindi un bambino di quarta elementare) in cui dovevano immedesimarsi;
- immaginare che un nuovo compagno di classe straniero, del quale non avevano nessuna informazione, facesse il suo ingresso in classe;
- presentarsi al nuovo compagno, scambiare informazioni culturali (in base all’alterego elaborato).

Seconda attività
- Simulazione giornata tipo di un bambino (la mamma che deve svegliarlo, l’arrivo a scuola, gli imprevisti che accadono durante le lezioni, il gioco pomeridiano insieme agli amici, ecc.).

Terza attività
A turno ogni bambino si immedesimava in un insegnante, che doveva creare un pretesto per simulare degli imprevisti che la classe doveva risolvere (ad esempio una prova di evacuazione, una nota sul diario, la chiamata improvvisa di un parente dell’insegnante).

Quarta attività

Scrittura collettiva e organizzazione di una gita scolastica con i relativi imprevisti (bambino che durante la gita si perde, aereo che cade in un’isola deserta).

Quinta attività
Il trasferimento di un insegnante all’estero e i conseguenti saluti da parte dei bambini.

Sesta attività
Simulazione dell’ultimo giorno di scuola, pretesto per discutere su cosa è andato bene o male durante l’anno scolastico.

Ho notato che i bambini sono stati molto più coinvolti rispetto ad una normale lezione frontale aderendo alle attività con entusiasmo e compiendo uno sforzo per rappresentare le situazioni prospettate.

In conclusione consiglierei questa metodologia perché si rivela essere per i bambini più rispondente alle aspettative e agli stili d’apprendimento delle nuove generazioni, visto che gli studenti oggi crescono in un ambiente in cui il linguaggio dell’apprendere è sempre più esperienziale.


Serena, 29 anni, insegnante di italiano per stranieri alle scuole elementari, amante della natura, dello sport e della vita genuina. Ha inoltre insegnato a ragazzi di ogni età, prediligendo sempre attività ludiche e coinvolgenti.

 

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