Senza parole: un percorso didattico su base musicale
Era il mio secondo corso con migranti adulti, stiamo parlando di un tempo in cui nella Bassa (la zona pianeggiante che segna il confine tra le province di Bergamo, Crema e Milano) nelle sere autunnali si vedevano ancora i banchi di nebbia, quelli che ti costringono a rallentare in auto perché il confine tra l’asfalto e il fosso è completamente annullato.
Erano i tempi in cui facevo tutto, o quasi, con la musica. Lessico, grammatica, sintassi, non c’era argomento per cui non potessi trovare un brano in cui incorniciarlo.
Oggi, le cose stanno esattamente allo stesso modo: la musica (con o senza testo) ha un potere incredibile, soprattutto in ciò che è evocazione. È uno strumento straordinario che possiamo utilizzare per fare molto più che presentare una regola grammaticale.
Presenterò un percorso, qui, che nasce ascoltando Senza Parole, la celebre canzone di Vasco Rossi. Perché in quell’inverno nebbioso nella Bassa, è stata proprio la prima canzone che ho usato in classe. Negli anni l’attività è cambiata ma la canzone è rimasta.
L’obiettivo del percorso è far praticare la lingua agli studenti avendo anche l’opportunità di fare un buon lavoro di ripasso o approfondimento grammaticale. L’età degli studenti è compresa tra i 14 e i 70 anni, e il livello è A1/A2. Hanno già iniziato la trattazione del passato prossimo e necessitano ancora di approfondimento.
1. Presentazione dell’infinito dei verbi che nel testo della canzone si trovano al passato prossimo, attraverso il gioco del Pictionary. Sarà l’insegnante a rappresentare graficamente i verbi alla lavagna, e ogni volta che gli studenti ne indovineranno uno, lo scriverà sotto il disegno. Non è necessario che gli studenti siano in gara tra loro, il gioco è già molto divertente così, soprattutto se l’insegnante non spicca per doti pittoriche e quindi nascono le ipotesi più strampalate e divertenti mentre la classe prova a indovinare (dico questo per esperienza personale: i miei disegni danno spesso vita a momenti molto divertenti, la maggior parte delle volte senza volerlo).
I verbi che verranno disegnati, in ordine sparso, sono quindi: guardare, capire, cercare, venire, camminare, vedere, pensare.
Al termine dell’attività, i disegni e i verbi che li rappresentano verranno lasciati sulla lavagna.
2. Primo ascolto della canzone, ad occhi chiusi, senza fare nulla, almeno apparentemente: in realtà questo primo ascolto serve per far entrare in confidenza gli studenti col ritmo della canzone, con la voce del cantante, con la struttura del brano e così via.
3. Secondo ascolto: dire agli studenti che durante la canzone sentiranno i verbi indovinati al passato prossimo, e che ogni volta che ne sentiranno uno dovranno alzare la mano, senza dire nulla. Se non si è mai proposto questo tipo di attività, mostrarne lo svolgimento con il primo verbo, “ho guardato”, fermando immediatamente l’audio dopo la parola “bugia”.
Può darsi che in questa fase qualche studente vada “a traino”, ovvero alzi la mano un paio di secondi dopo aver visto altri compagni farlo. Per questo è prevista la prossima fase dell’attività.
4. Ripetere gli ascolti tutte le volte che serve perché tutti gli studenti alzino la mano esattamente nel momento in cui sentono i verbi al passato prossimo.
5. Consegnare una scheda col testo della canzone a cui sono stati tolti i verbi appena cercati e chiedere agli studenti di completarla in base a quanto ricordano. Ascoltare di nuovo per controllare.
6. Confronto in plenum: perché il protagonista della canzone è rimasto senza parole?
7. Scrivere alla lavagna il titolo, Senza parole. Confronto orale in plenum sulla domanda “In quali altre occasioni possiamo restare senza parole?” (ad esempio, quando siamo imbarazzati, quando siamo sorpresi, quando siamo arrabbiati…)
8. Se lo si ritiene necessario, si può inserire a questo punto un rapido momento di ripasso della morfologia del passato prossimo.
9. Consegnare a ciascuno studente sei foglietti e invitarlo a scrivere su ciascun foglietto un verbo al passato prossimo, tre con ausiliare essere e tre con ausiliare avere, scegliendo almeno tre persone diverse (ad esempio: io, noi e loro). Se si vuole evitare che verbi come “sono andato” oppure “ho fatto” si ripetano troppe volte, si può stampare ed esporre una lista di verbi taboo, che non possono essere usati.
10. Mettere tutti i foglietti in una scatola e mescolarli.
11. Dividere gli studenti in coppie e far pescare sei foglietti a ciascuna coppia. Così facendo, alcuni foglietti resteranno nella scatola.
12. Distribuire un foglio A3 già suddiviso in sei riquadri a ciascuna coppia, oltre a un foglio A4. Nella parte bassa del riquadro in basso a destra di ciascun foglio A3 (quindi, l’ultimo) l’insegnante ha già scritto il verso principe della canzone: “E va bene così… senza parole!”
13. Chiedere a ciascuna coppia di inventare una breve storia che possa avere come conclusione proprio la constatazione “E va bene così… senza parole!”. È obbligatorio usare tutti i verbi appena pescati, e se ne possono aggiungere altri scegliendoli tra quelli rimasti nella scatola. Essendo un racconto al passato prossimo, è importante che il racconto dia l’idea della sequenza di azioni.
Si può fare un esempio alla lavagna. Se, per ipotesi, gli studenti avessero i verbi sono andato – ha comprato – ho detto – ho dimenticato – hanno sorriso – ho capito, la storia potrebbe essere:
Sono andato al supermercato con mia moglie
Lei ha comprato tantissime cose
Quando siamo andati alla cassa
Ho capito una cosa importante
E ho detto alla cassiera
“Mi scusi ma ho dimenticato a casa il portafogli!”
La cassiera e i suoi colleghi hanno sorriso, ma io no
Ho lasciato tutto al supermercato
E in silenzio ho anche sistemato le cose negli scaffali.
Che figuraccia!
… E va bene così, senza parole!
La storia andrà scritta sul foglio A4 e disegnata sul foglio A3.
14. Le coppie si scambiano i fogli A3, e ciascuna coppia prova a indovinare la storia rappresentata da altri due compagni.
15. Se la classe non è troppo numerosa, si può prevedere un confronto in plenum in cui si appende un foglio A3 per volta, la coppia che ha provato a indovinare la storia rappresentata racconta cosa ha ipotizzato e la coppia che ha rappresentato la storia legge quanto aveva effettivamente scritto. Se la classe fosse molto numerosa, lo stesso lavoro si può fare all’interno delle coppie per renderlo più veloce.
16. Quando io sono rimasto/a senza parole. Ciascuno studente racconta una sua esperienza alla classe (in piccoli gruppi o in plenum in base alle dimensioni della classe)
17. Se si vuole, si può assegnare come lavoro a casa a ciascuno studente la scrittura dell’esperienza personale raccontata alla classe
Resta una domanda: quanto dura questa attività? Almeno due ore, cioè una lezione. Ma se funziona, gli studenti partecipano con entusiasmo e sono molto creativi, perché non prevedere di estenderla anche alla lezione successiva?
E voi, lavorate con le canzoni? Che tipo di attività fate?
Nadia Fiamenghi
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